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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 67
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originale
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67 Atque etiam a te Flaminiana ostenta collecta sunt. Quod ipse et equus eius repente conciderit, non sane mirabile hoc quidem. Quod evelli primi hastati signum non potuerit, timide fortasse signifer evellebat, quod fidenter infixerat. Nam Dionysi equus quid attulit admirationis, quod emersit e flumine quodque habuit apes in iuba? Sed quia brevi tempore regnare coepit, quod acciderat casu vim habuit ostenti. "At Lacedaemoniis in Herculis fano arma sonuerunt eiusdemque dei Thebis valvae clausae subito se aperuerunt, eaque scuta, quae fuerant sublime fixa, sunt humi inventa." Eorum cum fieri nihil potuerit sine aliquo motu, quid est, cur divinitus ea potius quam casu facta esse dicamus?
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traduzione
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67 Hai anche enumerato i prodigi riguardanti Flaminio. Che egli e il suo cavallo siano caduti tutt'a un tratto, non ? davvero un gran miracolo. Quanto al fatto che l'insegna del primo manipolo di astati non pot? essere divelta da terra, pu? darsi che il portatore dell'insegna desse prova di una certa timidezza nel divellerla, mentre l'aveva infissa di buona lena! Quanto al cavallo di Dionisio, c'era tanto da meravigliarsi per il fatto che emerse dal fiume e che delle api si posarono sulla sua criniera? Ma siccome poco dopo divenne re, ci? che era accaduto per caso assunse il valore d'un prodigio. "Ma," dirai ancora, "agli spartani accadde che le armi appese nel tempio di Ercole risonassero e che a Tebe le porte del tempio di questo stesso dio, che eran chiuse, si spalancassero all'improvviso e gli scudi, che erano infissi tanto in alto nelle pareti, venissero trovati a terra." Siccome nulla di tutto ci? pot? avvenire senza qualche scossa, che ragione c'? di dire che quegli eventi accaddero per volere della divinit? anzich? per caso?
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